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Tout commence dans une boîte
Tout commence dans une boîte (Tutto comincia in una scatola) "On s'autophotographie !"

Constatando l'abbandono scolastico di un numero sempre maggiore di giovanissimi alunni nei quartieri "sensibili", Cyril Achard, professore di storia al Collegio Jean Vilar di La Courneuve (vicino a Parigi), ha cercato di mettere in atto strategie adeguate per porvi rimedio. Si tratta di un istituto scolastico in ZEP (Zona di Educazione Prioritaria), classificato Eclair, situato nel quartiere del Gran Complesso ovest (Cité de 4000 sud). Con il team della Direzione, Cyril Achard...
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Tout commence dans une boîte (Tutto comincia in una scatola) "On s'autophotographie !"

Constatando l'abbandono scolastico di un numero sempre maggiore di giovanissimi alunni nei quartieri "sensibili", Cyril Achard, professore di storia al Collegio Jean Vilar di La Courneuve (vicino a Parigi), ha cercato di mettere in atto strategie adeguate per porvi rimedio. Si tratta di un istituto scolastico in ZEP (Zona di Educazione Prioritaria), classificato Eclair, situato nel quartiere del Gran Complesso ovest (Cité de 4000 sud). Con il team della Direzione, Cyril Achard crea una struttura sperimentale nel cuore del collegio per ridare il senso dell'apprendimento ad un gruppo di alunni in fase di abbandono precoce, che accumulano ritardi scolastici e respingono il sistema educativo. Attraverso una pedagogia trasversale si impegna ad arrestare o contenere il processo di analfabetismo e di rottura nei confronti della scuola attraverso una valorizzazione dell'imagine e della stima di sé e della relazione "all'altro" e alla collettività. Si tratta di far nascere in questi alunni l'appetito, di rompere con la passività e di risvegliare la capacità critica per portarli a riflettere sulla loro identità di allievi e adolescenti, mettendo in evidenza nuove attitudini.

Presentazione : Da molti anni desideravo realizzare uno spazio "scatola", quadro simbolico per eccellenza, e nelle circostanze di questa residenza, tale "quadro" si adattava perfettamente alle nostre esigenze, come un punto di partenza. Premio della DAAC 2012 al Jeu de Paume (Paris). Per il laboratorio fotografico ho proposto la fabbricazione di una "scatola" (gigante, a misura umana) : punto di partenza per le nostre sperimentazioni, spazio "contenitore", che abbiamo potuto costruire grazie al concorso dell'artista Cathy Achard, intervenente nel collegio. Per gli autoritratti in posa rapida, l'allievo aziona egli stesso lo scatto a distanza che tiene in mano. L'inscatolamento : consiste nell'appropriarsi dello spazio, posizionarsi, infliggersi una certa tensione fisica e raggiungere un "vuoto" espressivo.

In un secondo tempo, produciamo delle sagome (i contorni dei nostri corpi) e le introduciamo in questo spazio. Ogni studente crea una relazione con questo doppio di sé, sospendendolo nella scatola o tenendolo nelle braccia. Per questa parte lavoriamo con tempi di posa lunghi per sviluppare i movimenti. L'impossibilità di sapere in anticipo esattamente quale sarà il risultato, ci porta al fondo del processo creativo : intuizione, previsione, attesa, stupore, caso ... Scopriamo la traccia del nostro movimento. Senza premeditazione, ci siamo immersi, adulti e giovani, in un vero processo di "creazione", con scambi, tentativi, errori, casualità felici, desiderio di arrivare ad una concretizzazione "insieme".

Gli studenti hanno previsto di partecipare al concorso del Jeu de Paume e della DAAC sul tema "tracce". Tracciamo alla tabella una griglia di composizione che forma un complesso di 28 caselle. Impostare, riposizionare, scegliere, eliminare : man mano che le proposte sono accettate, le caselle si aprono come delle finestre. Nella ricerca di un equilibrio estetico e narrativo, l'edificio si anima, diventa abitato. Il premio della DAAC che viene loro assegnato è per tutti loro un vero riconoscimento.
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